“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”: una frase portatrice di numerosi significati, che cercheremo di esplorare insieme.
Il Gattopardo è un romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che narra le trasformazioni della vita e della società siciliana durante il Risorgimento, quando avvenne il passaggio dal Regno dei Borbone al Regno d’Italia.
È un romanzo storico che racconta le vicende della nobile famiglia Salina e in particolare del principe Fabrizio e del suo amato nipote Tancredi; come tutti i romanzi storici, contiene personaggi e fatti inventati, ma l’ambientazione è quella dei moti liberali e della Spedizione dei Mille guidata da Garibaldi.
Il principe Fabrizio e Tancredi si volevano molto bene ma avevano idee politiche differenti: infatti il principe, che voleva rimanere nella situazione di nobile aristocratico, aveva paura dei garibaldini e del cambiamento che promettevano; Tancredi invece sosteneva le camicie rosse di Garibaldi, tanto da unirsi a loro nei combattimenti sulle montagne.
Al momento del saluto con lo zio, Tancredi disse la famosa frase: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, la quale sembra significare che chi sostiene il cambiamento, in realtà, manterrà la ricchezza e i privilegi.
In qualche modo chi non sostiene il cambiamento sembrerebbe rifiutare un “naturale” processo verso qualcosa che sicuramente non può che essere migliore.
Il nome dell’opera prende spunto dal simbolo della famiglia Salina che rappresenta un leone rampante ed è divenuto, addirittura, un termine del nostro vocabolario: “Gattopardismo” è l’atteggiamento di chi sostiene i cambiamenti solo apparenti, mantenendo nei fatti invariata la sostanza.
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