Si è da poco conclusa la kermesse sanremese, un testo ci ha particolarmente colpiti.
L’immagine è stata realizzata con l’aiuto di Bing Image Creator.
Il testo della canzone di Ghali ci ha molto colpiti, lo abbiamo letto in classe e abbiamo riflettuto sulle sue parole e sul suo coraggio, quello di parlare della guerra e dell’immigrazione usando lo strumento più potente che ha: la voce.
“Ma come fate a dire che qui è tutto normale
Per tracciare un confine
Con linee immaginarie bombardate un ospedale
Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane
Non c’è mai pace”
L’idea di portare sul palco un extraterrestre, per lanciare il messaggio che “guardiamo gli immigrati come se arrivassero da un altro pianeta”, dice Francesco, “mi ha fatto pensare molto, aiutandomi a guardare la questione da un’altra prospettiva, aliena direi”.
Parliamo tanto in classe di muri, di contenimento, di dentro e fuori, e abbiamo perso di vista quello che Ghali ha saputo rendere con parole semplicissime: un confine è una linea immaginaria. Come un parallelo. Come un meridiano. Come una retta, invisibile.
Eppure per tracciare quella retta, usiamo bombe.
Distruggiamo quello che vediamo per “salvaguardare” quello che non possiamo vedere.
“Io penso che la musica possa aiutarci a diffondere messaggi di pace, e colpirci di più”, conclude Gianmarco.
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